lilli e il vagabondo

9 millimetri, la distanza che separa te da me, il tuo passato dal mio futuro. 9 millimetri, provo a quantificarli ma non ne sono capace. 9 millimetri sono poco meno di un centimetro. 9 millimetri, il calibro di una rivoltella. 9 millimetri è una grandezza temporale, sono le settimane che si susseguono al buio. 9 millimetri che ti porteranno via da me, che cresceranno in proporzione ai giorni che passano. 9 millimetri che non posso fermare, estirpare, curare. 9 millimetri che ti hanno già mangiato gli occhi. 9 millimetri che vorrei abbracciare ma sono lontana mentre loro ti stanno divorando istante dopo istante. 9 millimetri, la misura dell’amore.

sév

la teoria del volo

immagina di possedere un canarino e di prenderti cura amorevolmente di lui. come prima cosa gli dai un nome, lo chiami tweety. è poco originale, ma per un canarino va sempre bene. accudisci tweety quotidianamente, con regolarità e premura. lo metti in una bella gabbietta capiente, esposta vicino alla finestra che dà a mezzogiorno. pulisci la sua gabbietta ogni giorno per bene: scrosti gli escrementi lasciati sul fondo e metti un foglio di giornale pulito per rendere più igienico il suo habitat. scegli per tweety i mangimi migliori, i più costosi. gli cambi l’acqua spesso in modo che sia sempre fresca e pulita. metti tra le sbarre della gabbietta un osso di seppia, chiesto appositamente al pescivendolo, in modo che il tuo canarino possa lisciarsi il becco. allo stesso modo ogni giorno gli dai una fettina di mela e una foglia di lattuga. in estate, nella gabbietta metti anche una piccola vaschetta per permettere al tuo amico di fare il bagnetto. un giorno ti procuri, da un amico che ha un esemplare femmina, una compagna e speri che il tuo canarino possa accoppiarsi e darti altri piccoli tweety, nati in cattività, a cui darai tutte le cure di cui sei capace. l’esperimento non funziona: a tweety non piace la sua fidanzata, non gli piace dover dividere il suo spazio con una compagna impostagli da te. così, riporti al tuo amico la canarina, rassegnandoti al fatto che tweety preferisca una vita da single. il tuo canarino fischietta, dondolandosi sulla piccola altalena appesa alla gabbietta e tu sei convinto di aver fatto un buon lavoro, di aver reso piacevole la vita al tuo piccolo compagno. tu non sai, però, che mettendo tweety vicino alla finestra gli hai permesso di guardare fuori dalle sbarre e di vedere altri uccelli volare liberi nel cielo. tweety vede i passerotti sul davanzale che beccano le briciole di pane che hai lasciato per loro. vede i gabbiani che ruotano in cerchio sul mare in una giornata tempestosa. vede i piccioni che si danno appuntamento sulla piazza del paese per alzarsi in aria tutti insieme mentre un cane li rincorre. e poi vede le rondini che a fine autunno creano giochi geometrici nel cielo, volando in stormi. e vedendo tutto ciò, tweety si sente impotente tra le sue sbarre e sogna di essere un uccellino, magari un passerotto, come quelli che ogni mattina vengono a bussare al vetro della finestra, ma soprattutto vorrebbe sapere cosa si prova ad avere due ali e a muoversi leggiadro nel cielo. tweety non sa di avere anche lui le ali, perché non ha mai usato le sue, se non per saltare dalla sbarretta della sua gabbia alla sua altalena e viceversa. e quindi si dispera e fischietta la sua rabbia, la sua ribellione, il suo senso di impotenza dinanzi a tutto ciò. un giorno, mentre stai pulendo, come al solito, la gabbietta in un attimo di distrazione, la chiudi male e proprio in quella frazione di secondo, tweety prende coraggio ed esce dalla sua prigione. in quell’istante scopre di essere in grado di fare molto di più di semplici saltelli. capisce di avere un potenziale che aveva sempre ignorato: le ali. si guarda un po’ attorno, giusto il tempo di orientarsi. e il tuo tentativo di chiudere la finestra arriva troppo tardi. ormai tweety è già là fuori a godersi la sua nuova vita e la sua nuova identità. ora sei solo tu a disperarti. continui a domandarti in cosa hai sbagliato. pensavi che il tuo canarino fosse affezionato a te, che stesse bene a casa tua. pensavi di avergli dato tutto ciò di cui avesse bisogno. ti chiedi come farà là fuori nei mesi freddi, come imparerà a trovarsi da mangiare, da bere… tu non lo sai,  ma tutto l’amore che hai dato al tuo canarino non era poco, anzi era infinito, ma era il modo sbagliato di amare.

séverine