sono in fase di riflessione, si avvicina il mio compleanno. gli anni passano e la mia condizione sentimentale, lavorativa ed esistenziale è a un punto morto. è trascorso un altro anno e sono ancora qua, senza che abbia concluso un granché, ma con qualche ruga più marcata attorno agli occhi. sono cinque anni che non ho una storia stabile e di anno in anno mi prospetto, senza successo, che sia l’ultimo. sogno sempre di partire per il mio compleanno con un compagno, verso qualche meta romantica… e invece, mi ritrovo, costantemente a passarlo da sola, schivando gli amici, i parenti, in attesa di qualche telefonata di auguri molto desiderata che immancabilmente non arriva mai. mi sono detta per lungo tempo: “bisogna imparare a stare da soli”. ora sarebbe il caso di dire che bisognerebbe imparare a stare con qualcuno. da sola ci so stare, ho imparato, sono diventata un’esperta, ma non mi piace affatto. il punto è che dopo i trenta diventa sempre più difficile trovare la persona giusta, soprattutto quando si ha alle spalle una storia lunga che invece di finire sull’altare è finita nel cestino assieme agli avanzi nel piatto della sera prima. ho trent’anni e più e mi sento sola. questa è una condizione di fatto e ne sono consapevole. le amicizie a quest’età diventano sempre più sfuggevoli. le amiche ormai accasate fanno vita di coppia e quando le voglio vedere devo prenderne due al prezzo di uno. oltretutto, se una volta bastava una chiamata per potersi incontrare adesso devo prenotarle in anticipo di due settimane, per permettere loro di trovare una babysitter al bambino e al marito di organizzarsi per uscire coi suoi colleghi. così, mi ritrovo a lamentarmi della vita come una vecchia zitella acida e invidiosa dell’altrui felicità, convinta che ormai sia passato il tempo per l’amore eterno. i miei coetanei? quelli migliori sono già sistemati, gli altri rincorrono la loro gioventù dietro alle ventenni e a storie frivole. nella mia esperienza ne ho visti pochi di single a quest’età in cerca di trentenni: troppo complicate e con la fretta biologica di sistemarsi e sfornare pappanti. restano i ventenni e i quarantenni. i primi sono troppo vulnerabili, mentre i secondi li escludo categoricamente a priori. mi accorgo che, superati gli “enta”, è oltretutto più difficile per me rapportarmi agli uomini, perché sono diventata più diffidente e difficilmente mi lascio andare emotivamente, come se il mio background di delusioni e di esperienze negative mi avesse ricoperta con una corazza d’amianto per difendermi dall’esterno. a volte cerco le storie complicate, perché quelle semplici mi fanno paura. alla favola di bridget jones ho smesso di credere, è una di quelle ipocrisie che il cinema confeziona appositamente per le trentenni sfigate, illudendole che l’uomo perfetto sia dietro l’angolo: il vicino di casa, il collega di lavoro (che nella realtà non è mai hugh grant!), il compagno del liceo, l’amico di famiglia (che non assomiglia neanche lontanamente a colin firth). cazzate. nessuna donna vorrebbe finire col proprio compagno di classe di cui si sa vita, morte e miracolo. tutte vorremmo, magari, prendere un aereo e scoprire di essere sedute vicino allo sconosciuto del proprio destino che per caso si innamora a prima vista di noi. ma immancabilmente, almeno io, quando prendo un aereo mi ritrovo seduta vicino a un’anziana novantenne svizzera che mi racconta il suo passato, mentre l’uomo dei mei sogni siede una fila davanti, pronto ad entrare nel destino di qualcun’altra. “meglio sole che male accompagnate”, vorrei sapere chi ha coniato per prima questa cazzata, come se la scelta obbligata fosse tra la zitellagine o accaparrarsi uno stronzo! a parte questo margine di sfiga che mi sovrasta come la nuvoletta di fantozzi, tra le mie amiche ne vedo tante di donne come me. c’è chi è incapace di costruire una storia seria, sfiduciosa negli altri e non più disposta a scendere a compromessi con i difetti dell’altro e passa da una storia all’altra, da un uomo all’altro o addirittura da un letto a un altro senza trovare il compagno ideale o almeno l’amante perfetto a cui chiedere invano qualche istante di tenerezza al di là del piacere. c’è chi s’infila in storie senza via d’uscita con uomini sposati, sognando di riflesso una serenità e una famiglia che non sarà mai la propria. non è mai facile stare con un uomo così. si finisce inevitabilmente per diventare comparse nella vita degli altri. lui non lascerà mai sua moglie e in compenso si farà vivo solo quando potrà, quando vorrà, quando avrà tempo e quando la compagna ufficiale sarà fuori città per qualche giorno. altre scelgono la sicurezza, rinunciando alla passione e finiscono per sistemarsi non con chi amano di più, ma chi dà loro più certezze, forse nella convinzione che tanto il grande amore se lo sono giocate al superenalotto in un’altra vita. presto avranno dei figli e trasferiranno le loro repressioni di donna nell’amore verso i propri bambini. ne conosco tante di donne così, anche tra le mie amiche. non mi sembrano molto felici neanche loro, malgrado tutto.
séverine